Ifigenia in Aulide, Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO SECONDO
 
 Passeggio di verdura nel giardino reale.
 
 SCENA PRIMA
 
 IFIGENIA ed ELISENA
 
 IFIGENIA
 Difendermi non posso
 da un segreto timor.
 ELISENA
                                        Di che ti turbi?
 IFIGENIA
480Nella bella Elisena,
 spoglia d’Achille, ho di temer cagione.
 ELISENA
 Beltà, se pur n’ho in volto,
 non ha con che allettar, quando è infelice.
 IFIGENIA
 Come fior per rugiada,
485crescon anche per pianto e grazie e vezzi.
 ELISENA
 Ardon oggi per te le sacre tede.
 Per te il talamo e l’ara
 si coronan di rose; e andrai d’Achille
 oggi sposa...
 IFIGENIA
                         E pur temo.
 ELISENA
490Che?
 IFIGENIA
             Me lontana, Achille
 è sollecito amante; e me vicina,
 è non curante sposo.
 Che fa? Qual grande impresa or sì l’ingombra?
 Sì pigro è l’amor suo?
 ELISENA
                                           Forse infedele...
 IFIGENIA
495No, da macchia sì vile
 lo assolve la sua gloria; ed io lo sgrido
 di trascurato, sì, non mai d’infido.
 
 SCENA II
 
 CLITENNESTRA e le suddette
 
 CLITENNESTRA
 La tua gloria e la mia chiedono, o figlia,
 che fuor d’Aulide tosto
500moviamo il passo e ritorniamo ad Argo.
 IFIGENIA
 Per qual cagion?
 CLITENNESTRA
                                 Siamo tradite entrambe;
 e Achille è il traditor. Più non s’affretta
 il perfido al tuo nodo.
 Troia pria vada in ceneri e in faville
505e poscia Ifigenia sarà d’Achille.
 ELISENA
 Che ascolto!
 CLITENNESTRA
                         Al grave oltraggio
 arrossir veggo e impallidir tue guance.
 Armati di virtù. Finora amasti
 in Achille l’eroe. Fuggi ora in esso
510degli uomini il più vile, il più incostante.
 ELISENA
 Il più spergiuro ed il più ingrato amante.
 IFIGENIA
 Ah! Tu Elisena ancor?
 CLITENNESTRA
                                           N’ode Elisena?
 Ecco la nova fiamma, ond’arde l’empio.
 I vezzi di costei n’han tolto Achille.
 IFIGENIA
515(Ben poc’anzi il temea l’alma oltraggiata).
 ELISENA
 (Achille ama Elisena ? O me beata!)
 IFIGENIA
 Ma, se di tal perfidia
 conscio era il padre, a che chiamarmi al campo?
 CLITENNESTRA
 Tardi ei seppe l’offesa e d’Argo allora
520n’avea tratte il suo cenno.
 IFIGENIA
 Che tosto non mandò fido messaggio
 con l’avviso del torto?
 CLITENNESTRA
 Altro messo, altro foglio era spedito;
 ma fortuna s’oppose.
 IFIGENIA
525E certa è la sciagura?
 CLITENNESTRA
 Arcade, alla cui fede
 il re commesso avea l’infausto avviso,
 tutto m’espose.
 IFIGENIA
                               O scellerato Achille!
 CLITENNESTRA
 Tempo fia di lagnarci. Or la partenza
530sollecita esser dee. La impone il padre;
 Arcade ne fia guida;
 io corro ad affrettarla; e tu, mia figlia,
 gli affetti tuoi con la ragion consiglia.
 
    Amasti in quel cor perfido
535la fede e la virtù;
 amar non devi più
 quel cor che con viltà
 mancò di fede.
 
    Ha troppo di baldanza
540chi reo d’infedeltà
 con pena e con costanza
 amar si vede.
 
 SCENA III
 
 IFIGENIA ed ELISENA
 
 IFIGENIA
 D’Argo farmi venir l’ingrato Achille,
 per tradirmi così? Poco era all’empio
545l’infedeltà, se non v’unia lo scherno?
 Ed io sì dileggiata
 tornerò ad Argo? Iniquo,
 va’, conta fra’ tuoi fasti
 d’Ifigenia tradita
550l’amor deluso e le bugiarde nozze.
 O dio! Qui piango e la rival trionfa.
 ELISENA
 (Se le asconda il mio amor). Vergine eccelsa,
 vede il ciel se ho pietà di tua sciagura.
 IFIGENIA
 Ben misera son io
555che sin nella rival desto pietade,
 quando invidia dovrei.
 ELISENA
 Rival mi temi ? Amar chi a ferro e foco...
 IFIGENIA
 Sì, tu l’ami, o superba,
 tra l’ire, tra le morti e tra gl’incendi
560e di Lesbo e de’ tuoi, ti piacque Achille;
 e fra i pianti e fra i ceppi
 a quel perfido cor piacque Elisena.
 Fin da quel tempo, iniqui,
 meditaste il mio scorno e la mia pena.
 ELISENA
565Tropp’oltre, Ifigenia, ti porta il duolo;
 ma convien degli amanti
 i deliri scusar. Schiava qual sono,
 al par di te nacqui al comando e al regno
 e forse ho un cor che più del tuo n’è degno.
 IFIGENIA
570Fra i titoli che ostenti, addita il padre.
 ELISENA
 Prole di Atride esser non lice a tutti.
 IFIGENIA
 Qui regna il mio. Vendicherà i miei torti.
 ELISENA
 Una spoglia d’Achille altrui non teme.
 IFIGENIA
 Mal fidi a un traditor la tua speranza.
 ELISENA
575Sola non piangerò, s’ei mi tradisce.
 IFIGENIA
 L’altera donna alle mie pene insulta;
 ma non andrò di sì gran torto inulta.
 
 SCENA IV
 
 ACHILLE e le suddette
 
 ACHILLE
 Ed è ver, principessa? E non m’inganno?
 Né fu bugiardo il grido?
580Fuor d’ogni mia speranza
 tu in Aulide? Poc’anzi
 perché a’ miei voti il tuo gran padre il tacque?
 Perché il negò?
 IFIGENIA
                               Dell’agitato core
 frena il tumulto. In breve
585d’Aulide partirò; né Ifigenia
 turberà le tue gioie.
 ACHILLE
                                       E quale, o dio!...
 IFIGENIA
 Hai di che restar lieto. Achille, addio.
 
    Addio, infido, addio per sempre.
 Vorrei torti col mio aspetto
590la memoria ancor di me.
 
    (Ah! Perdessi col tuo affetto
 la memoria anch’io di te).
 
 SCENA V
 
 ACHILLE ed ELISENA
 
 ACHILLE
 Fu Ifigenia?... Fu Achille?...
 Che partì? Che rimase?...
 
595   «Addio, infido, addio per sempre!»
 L’alma fida in che peccò?
 Veglio? Sogno? O dio! Nol so.
 
 ELISENA
 (Tanto s’agita il prence e più non l’ama?)
 ACHILLE
 Intendo. Entro quel cor freddi sospetti
600sparse lingua bugiarda; e tu, Elisena,
 tu quella fosti...
 ELISENA
                               Io, prence?
 ACHILLE
 O per vendetta de’ sofferti mali
 o per invidia de’ mal nati amori.
 ELISENA
 Qual odio mi rinfacci o qual fiacchezza?
 ACHILLE
605Se furor t’ha sospinta,
 troppo fosti inumana.
 Ma se amor t’ha sedotta,
 odi qual ti promette e qual ti giura
 dovuta ricompensa Achille irato.
610Ti fuggirò qual angue;
 t’abborrirò qual mostro;
 e te, qual serva abbietta,
 farò, recisa il crin, sordida i panni,
 trar ne’ più vili uffici
615abbominevol vita e dì infelici.
 
    Passerò, con chi turbò
 il più dolce de’ miei voti,
 ogni meta nel furor.
 
    E per te sarò egualmente
620implacabile in vendetta,
 miserabile in amor.
 
 SCENA VI
 
 ELISENA e poi TEUCRO
 
 ELISENA
 Rapitemi a me stessa, o furie, o pene.
 Lasciarmi in vita è la miseria estrema.
 Morirò sì; ma prima, alme superbe,
625feroce, inesorabile, tremenda,
 del vostro letto agiterò le faci,
 onde torbida luce a voi ne scenda.
 TEUCRO
 Mia principessa...
 ELISENA
                                    Teucro,
 eccomi tua, se m’ami. Ecco la destra.
 TEUCRO
630Cangi sì tosto affetti?
 ELISENA
 Ad Achille mi tolse ira e dispetto;
 ed a Teucro mi dona amore e fede.
 TEUCRO
 Cara destra, in te bacio un sì bel dono.
 ELISENA
 Ora vedrò se il donator t’è caro.
 TEUCRO
635Che far degg’io per meritarti?
 ELISENA
                                                         Il nodo
 sciorre d’Ifigenia col fiero Achille.
 TEUCRO
 Difficile cimento alla mia fede.
 ELISENA
 Tutto può chi ben ama e tutto ardisce.
 TEUCRO
 Il tempio e l’ara all’imeneo s’appresta.
 ELISENA
640Anche in porto talor nave s’affonda.
 Credilo, sì vicino
 non è Achille a goder. V’è qualche arcano
 che ancor non ben intendo.
 Agamennone è afflitto, Achille in pena.
645Delusa è Ifigenia. Medita ad Argo
 Clitennestra il ritorno.
 Tu, che del saggio Ulisse hai l’amistade,
 cerca scoprirne in sì folte ombre il vero.
 Udisti? Io non dispero,
650se hai fede, se valore e se ardimento,
 veder me vendicata e te contento.
 
    Non vo’, se deggio piangere,
 sola piangere e invendicata.
 
    Tu consola e tu difendi
655il mio sdegno ed il tuo amore;
 mostra fede; e poi m’attendi
 non spergiura e non ingrata.
 
 SCENA VII
 
 TEUCRO
 
 TEUCRO
 Ira in femmina amante
 è subito vapor che avvampa e sfuma.
660Sciolto a gran pena il nodo, in Elisena
 risorgeran più forti
 le speranze e le fiamme; e Teucro allora
 altro non ne otterrà frutto e vantaggio
 che il disprezzo di lei, l’odio d’Achille.
665Pur si serva con fede,
 quanto l’onor, quanto il dover richiede.
 
    Tutto fa nocchiero esperto
 nell’incerto ondoso regno,
 onde il frale errante legno
670scorra il mare e afferri il porto.
 
    Ma che può, se avversa stella
 o furor di ria procella
 fa ch’ei rompa a duro scoglio
 e dall’onde ei resti assorto?
 
 SCENA VIII
 
 AGAMENNONE e ULISSE
 
 ULISSE
675Ne’ mali irreparabili l’indugio
 anch’esso è mal. Tu generoso or dona
 ciò che devi costretto.
 Tale in grave tempesta
 gitta le ricche merci il buon nocchiero;
680e più spedito e lieve
 scorre sull’onde il combattuto legno.
 AGAMENNONE
 Del crudel sacrifizio
 pronti i ministri son? L’altare? Il rogo?
 ULISSE
 La vittima sol manca.
 AGAMENNONE
685Verrà tosto, verrà.
 ULISSE
                                    D’atto sì grande
 è ignaro il campo.
 AGAMENNONE
                                    E siasi ancora e tardo
 a Clitennestra, o dio! ne giunga il grido.
 ULISSE
 Vedi che a te ne vien la regal donna.
 Tu con arte procura allontanarla
690dal fianco della figlia;
 e, se l’arte non giova, usa il comando.
 Uom che non abbia impero
 sulla moglie magnanimo e virile,
 vive troppo infelice e troppo vile.
 
695   È debolezza
 temer cotanto
 le grida e il pianto
 di molle femmina
 che nel dolore
700ragion non ha.
 
    La tua fermezza
 le faccia core;
 e dal tuo intrepido
 ciglio sereno,
705se non fortezza,
 rispetto almeno
 apprenderà.
 
 SCENA IX
 
 CLITENNESTRA e AGAMENNONE
 
 CLITENNESTRA
 Onta e dolor me con la figlia ad Argo
 già richiamava. In sull’uscir del campo
710rattenne i nostri passi il fido Achille.
 Ei, pria che cada il giorno,
 vuol le nozze promesse. Arde di sdegno
 e cerca l’impostor per dargli pena
 pari a l’offesa. Or tu consenti al nodo...
 AGAMENNONE
715L’approvo, o Clitennestra; e quanto posso
 v’applaudo e ne son lieto.
 CLITENNESTRA
 La tua fede già data
 e la matura età d’Ifigenia
 la chiama ad altro letto.
 AGAMENNONE
                                             E ad altro cielo.
 CLITENNESTRA
720O con qual gioia all’ara
 io l’ostie elette spargerò di fiori;
 e accenderò le faci coniugali.
 AGAMENNONE
 No. Questa volta io chiedo
 ossequio, più che amor.
 CLITENNESTRA
                                              Regina e madre,
725me allontani dal tempio?
 AGAMENNONE
 Tu gli altri figli a regger torna in Argo;
 qui delle nozze avrà la cura il padre.
 CLITENNESTRA
 Perché sì fiera legge?
 AGAMENNONE
 Al tuo grado real mal si conviene
730star fra’ soldati.
 CLITENNESTRA
                                E mal conviene al mio
 tenero affetto abbandonar la figlia.
 AGAMENNONE
 Compiacermi ricusi, allor che prego?
 CLITENNESTRA
 Quando prego fu mai più strano e iniquo?
 AGAMENNONE
 Forte ragione a ciò voler mi stringe.
 CLITENNESTRA
735È tuo dell’armi il peso; è tuo del regno
 il gravoso pensiero,
 mie le cure domestiche e de’ figli.
 AGAMENNONE
 Ostinata t’abusi
 di mia bontà; ma sappi
740che, quando onesta cosa
 un marito ed un re brami e domandi,
 anche i preghi di lui sono comandi.
 
    Ubbidisci e non cercar
 la ragion del mio voler.
 
745   Col soffrir nell’ ubbidir,
 avrà merto il tuo dover.
 
 SCENA X
 
 CLITENNESTRA
 
 CLITENNESTRA
 Povero sesso! Schiavo
 per tirannica legge
 all’uom, perché di forza,
750non perché di ragione egli ci avanza.
 
 SCENA XI
 
 IFIGENIA e CLITENNESTRA
 
 IFIGENIA
 Al mio pudico amor perdona, o madre;
 tacer non sa l’alta mia gioia. Achille,
 che pria per tuo comando
 e poi per mio destino ad amar presi,
755dopo un fiero timor trovo fedele.
 CLITENNESTRA
 Oggi a lui t’unirà sacro imeneo.
 IFIGENIA
 Sparge sol d’amarezza i miei contenti
 il saper che quel laccio,
 che m’unisce allo sposo, a te mi toglie.
 CLITENNESTRA
760Eh, ben presto ripara
 le perdite di figlia amor di moglie.
 
 SCENA XII
 
 ACHILLE e le suddette
 
 ACHILLE
 Tutto m’arride. Il re tuo padre è certo
 di mia innocenza. Ogni ragion, ch’io volli
 recarne a mia difesa,
765egli troncò con amoroso amplesso.
 Mosse indi il passo frettoloso al tempio
 ed io col lieto annunzio a voi ne venni.
 CLITENNESTRA
 I sensi di quel core amor ti dica.
 ACHILLE
 Né questo solo è ’l mio piacer. Calcante,
770se pur degno è di fede, oggi ci giura
 gli dei propizi e l’aure amiche e l’onde.
 Il mio destin solo da te dipende;
 e sola al tempio Ifigenia s’attende.
 
 SCENA XIII
 
 ARCADE e i suddetti
 
 ARCADE
 Sola s’attende e a te recar m’è imposto
775il paterno comando;
 ma tu, signor, cui tanto
 di forza e di valor diedero i numi,
 se pietade, se amor t’alberga in seno,
 dell’ingannata Ifigenia previeni
780la dura iniqua sorte
 né far che vada un’innocente a morte.
 ACHILLE
 A morte Ifigenia?
 CLITENNESTRA
                                    Cieli!
 IFIGENIA
                                                 Che ascolto?
 ARCADE
 Tema fosse o rispetto,
 tacqui finor. Ma già le fiamme, il ferro,
785le bende, l’ara... Ah! Quando
 abbia ancora a cader sovra il mio capo
 la più barbara pena,
 pietà dal sen mi svelle
 il mal taciuto arcano e vuol ch’io parli.
 CLITENNESTRA
790Pria della figlia hai già la madre uccisa.
 Arcade, o dio! su, parla.
 ARCADE
 Tu sei sposo, tu madre.
 Se Ifigenia v’è cara,
 toglietela al furor d’iniquo padre.
795Ei la chiede all’altar, per farne al nume
 sanguinoso olocausto.
 ACHILLE
 Il re?
 IFIGENIA
              Mio padre?
 CLITENNESTRA
                                      Ucciderà la figlia?
 ARCADE
 L’ucciderà, se la guidate al tempio.
 IFIGENIA
 Misera! In che peccai?
 ACHILLE
800Qual furor sì l’accieca?
 CLITENNESTRA
                                            E donde è tratto
 nelle sue carni a insanguinar sé stesso?
 ARCADE
 Dal mendace Calcante. Egli, cui giova
 far che parlino i numi a suo talento,
 l’oracolo ha formato. Afferma e giura
805che, quando non s’uccida Ifigenia,
 né mai Troia cadrà né mai da queste
 fatali infauste rive
 sciolte vedremo andar le navi argive.
 IFIGENIA
 Son queste le mie nozze?
 CLITENNESTRA
810L’empio con tal pretesto
 chiamarmi d’Argo?
 ACHILLE
                                       E far ch’io stesso a morte
 guidi la cara sposa?
 CLITENNESTRA
 O frode iniqua! O barbaro consorte!
 ARCADE
 
    Se il tuo amor, (A Clitennestra) se il tuo valor (Ad Achille)
815non fa scudo all’innocente,
 d’una madre è vano il pianto.
 
    E se soffri il grave oltraggio,
 tu d’eroe, tu di possente
 più non hai la gloria e il vanto.
 
 SCENA XIV
 
 ACHILLE, CLITENNESTRA e IFIGENIA
 
 CLITENNESTRA
820La più misera donna,
 la più dolente madre,
 deh, permetti, o signor, ch’umile a terra
 le tue ginocchia abbracci. (S’inginocchia)
 ACHILLE
 Regina...
 CLITENNESTRA
                    Ah! Mi rammenta
825la mia miseria e non l’altezza mia.
 Madre sì sfortunata
 può cadere al tuo piè senza arrossire.
 ACHILLE
 O sorgi o partirò, che non conviene (Clitennestra si leva)
 al tuo stato né al mio soffrirti in atto
830di soverchia umiltade.
 CLITENNESTRA
 Signor, questa è tua sposa.
 Io per te la educai. Qui a’ tuoi sponsali
 la guidò l’amor mio; ma l’infelice
 qui da barbaro padre è a te rapita;
835e qui l’ha tratta il sol tuo nome a morte.
 Tu la difendi e salva. O dio! Per questa
 vincitrice tua destra e per la tua
 immortal genitrice, ancor ti prego;
 il tuo amore le fia
840e padre e sposo e tempio e asilo e nume.
 Se l’abbandoni, è morta Ifigenia.
 ACHILLE
 Non morirà. Meco risparmia i pianti.
 Piangendo offendi e mal conosci Achille.
 IFIGENIA
 (Per mia cagion risse preveggo e mali).
 CLITENNESTRA
845Mi consola il tuo amor. Figlia, rimani
 qui col tuo sposo. Io corro
 ove il dolor mi chiama, ove il furore.
 Omai cerchi Calcante
 altra vittima al nume; o a piè dell’ara
850vedrà il crudel, vedran le greche squadre
 pria della figlia oggi cader la madre.
 
    O vincerò d’un perfido, (Ad Ifigenia)
 che a morte ti condanna,
 la legge empia e tiranna;
855o teco io morirò.
 
    Ma se il tuo cor, che freme (Ad Achille)
 d’un’ira generosa,
 difenderà la sposa,
 io madre ancor sarò.
 
 SCENA XV
 
 ACHILLE e IFIGENIA
 
 ACHILLE
860A me lagrime e preghi? Ove si tratta
 della tua vita, o cara,
 ha di stimoli d’uopo il cor d’Achille?
 Ma non basta salvarti;
 già corro a punir l’empio e a vendicarti.
 IFIGENIA
865Deh ferma...
 ACHILLE
                          Il re spergiuro
 or tradisce amistà, natura e fede.
 Ma di sì grave oltraggio
 l’empio, il crudel mi renderà ragione;
 e cinto ancor da mille spade e mille,
870farà tremarlo il vilipeso Achille.
 IFIGENIA
 Fermati, o dio! se m’ami.
 Quel crudel, quell’iniquo,
 alla cui vita minaccioso insulti,
 qualunque ei sia, m’è padre.
 ACHILLE
875Tuo carnefice dillo e non tuo padre.
 IFIGENIA
 Padre, sì lo dirò, più di me stessa
 e, al par d’Achille, a me diletto e caro.
 ACHILLE
 Ingrata! Ei vuol tua morte, io tua salvezza.
 IFIGENIA
 Se fosse in suo poter tormi al mio fato,
880credi che il petto mio ferir pensasse?
 Costretto mi condanna e n’è dolente.
 ACHILLE
 Chi può dar legge a lui sovrano e duce?
 IFIGENIA
 Impone la mia morte il cielo o il padre?
 ACHILLE
 Punisce e non impone il ciel le colpe.
 IFIGENIA
885Profondi, imperscrutabili gli arcani
 son degli dei.
 ACHILLE
                            Se non s’intende il nume,
 perché t’uccide il padre?
 IFIGENIA
 Ubbidisce con fede e n’ha più merto.
 ACHILLE
 Ameresti, o crudel, più la tua vita,
890se più amassi lo sposo.
 IFIGENIA
                                            Amo la vita;
 e l’amo anche di più, dacché la veggo
 sì cara a te.
 ACHILLE
                        Dunque al mio amor si lasci
 la libertà d’un generoso colpo.
 IFIGENIA
 Senti; se i giorni miei
895tu salvassi così, t’abborrirei.
 
 SCENA XVI
 
 CLITENNESTRA e i suddetti
 
 CLITENNESTRA
 Signor, senza il tuo amore,
 perduta è Ifigenia. Verran fra poco
 fieri custodi. A me si chiude il tempio;
 e di madre dolente e irata moglie
900al pianto, ai gridi il re si cela e toglie.
 ACHILLE
 Regina, addio. Né a me l’altar vietarsi
 né a me saprà occultarsi il fiero Atride.
 IFIGENIA
 Ah madre! Ah sposo!
 CLITENNESTRA
                                         A che lo arresti?
 ACHILLE
                                                                         Invano.
 IFIGENIA
 Deh, per ultimo dono ancor m’ascolta.
905Signor, veggo il tuo sdegno.
 Conosco il padre. A lui
 non si presenti un irritato amante.
 Parlino all’amor suo pianti di figlia
 e gemiti di madre.
910Chi sa che non lo tocchi
 giusta pietà?
 ACHILLE
                           Gelosa del comando,
 non conosce pietà l’alma superba.
 CLITENNESTRA
 E codarda paventa i greci armati.
 IFIGENIA
 Dell’amore e del sangue udrà le voci.
 CLITENNESTRA
915Ei più non sa d’esser marito e padre.
 IFIGENIA
 Io ’l duro core ammollirò col pianto.
 Qual danno dall’indugio?
 ACHILLE
 Orsù, vi si compiaccia. Itene entrambe.
 Ravvivate in quel core
920la sbandita ragione.
 Sospirate, piangete;
 minacciatelo ancor dell’ira mia.
 Ma persista o si pieghi,
 sinché a questi occhi, il giuro, il dì sfaville,
925non morrà Ifigenia.
 Può Calcante mentir ma non Achille.
 
    Se mai fiero leon vede assalita
 da alpestre cacciator la sua compagna,
 il bosco e la campagna empie fremendo,
930in suon muggendo di pietà e di rabbia.
 
    Sormonta ogni riparo, infrange ogni asta;
 tutto scompiglia e guasta;
 né sa ritrar dalla feroce pugna
 l’acuto dente e l’ugna,
935che non la miri insanguinar la sabbia.
 
 SCENA XVII
 
 IFIGENIA e CLITENNESTRA
 
 IFIGENIA
 Sia speranza o virtude, io sento l’alma
 oltre l’uso tranquilla.
 In tal uopo ben presto un cor di padre
 con pietà si consiglia.
940Madre, si speri ancor.
 CLITENNESTRA
                                           Si speri, o figlia.
 IFIGENIA
 
    Verace o menzognera,
 ti credo, o lusinghiera mia speranza.
 
    Il raggio tuo sereno,
 se non rimedio al duolo,
945sarà conforto almeno alla costanza.
 
 Il fine dell’atto secondo